Mayfest

Si chiama Mayfest e dal 1988 è una delle giornate più colorate e attese dell’anno berlinese. Anche durante gli anni del muro si veniva spontaneamente a Kreuzberg per festeggiare, ma da ventidue anni il comune ha preso in mano l’organizzazione della manifestazione e tutto è diventato più professionale. I palchi vengono montati in maniera inappuntabile, netturbini puliscono con frequenza le strade e alle auto è vietato il passaggio. La ragione? Più si amplia e si rende piacevole l’evento, più è difficile per gli immancabili dimostranti utilizzare il pretesto del 1 Maggio per fare guerriglia urbana. A partire dalle 18 è infatti ormai tradizione che i volti sorridenti delle famiglie scompaiano ed emergano quelli arrabbiati e protestanti di radicali, antifascisti, e studenti. Nel 1987 il maldestro intervento di un gruppo di poliziotti in cerca di vendetta (una decina di autonomi avevano rivoltato una loro auto) contro  un pacifico corteo accese la scintilla della pazzia. Un supermercato venne bruciato,  molti negozi saccheggiati. Chi l’ha vissuto ne racconta come l’inferno. Da allora, in serata, ed in luoghi che già si conoscono dal mattino, episodi di  violenza sono messi in preventivo. Fino all’anno scorso sembrava che l’intensità degli incidenti stessero gradualmente diminuendo, ma il bollettino di guerra del 2009 ha riportato tutto su un piano più drammatico. Trecento arresti, una ventina di poliziotti  in ospedale, molotov, auto date alle fiamme. In Germania per lancio di oggetti contro le forze dell’ordine si viene condannati dai 2 ai tre anni di carcere senza condizionale. Dall’altra parte della città, a Köpenick, un incontro di estrema destra ha attirato le proteste di circa tremila persone che hanno bloccato le rotaie dei treni per evitare l’arrivo di altri neonazisti, mentre un ragazzo che sul balcone ha esposto una svastica ed esibito il saluto romano è stato bersagliato dal lancio di pietre e bottiglie. Insomma, il Mayfest è festa, ma fino ad un certo punto.